27 GENNAIO
Il capo ispettore Hans Blix presenta all'Onu il suo rapporto
29 GENNAIO
Il Consiglio di Sicurezza Onu discute il rapporto Hans Blix
31 GENNAIO
Blair incontra Bush a Camp David per colloqui sull'Iraq
IN PILLOLE
La risoluzione 1441 approvata dall'Onu il 4/11/02 sottolinea che l'Iraq e' e rimane in ''violazione materiale'' degli obblighi imposti dalle precedenti risoluzioni e offre a Bagdad l'ultima opportunita'
Sara' considerata un'ulteriore violazione qualsiasi inteferenza nelle ispezioni, ma anche qualsiasi falsita' od omissione contenuta nel rapporto iracheno consegnato il 7 dicembre
CHI E'HANS BLIX: L'UOMO CHE HA LE CHIAVI DELLA GUERRA
Uno dei due capi ispettori. Svedese, avvocato, tre lauree in diritto internazionale conseguite in tre nazioni (Szevia, Usa e Inghilterra), lavora nella diplomazia svedese e internazionale dal 1963.
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Venerdi' 8 novembre 2002, intorno alle 10.00 ora di New York, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all'unanimita' la risoluzione 1441 (2002) che impone all'Iraq le nuove condizioni per la ripresa delle ispezioni sui suoi armamenti di distruzione di massa. Leggi IL TESTO[>]
IL SADDAMOMETRO DI OGGI 72 per cento probabilità che ci sia una guerra contro l'Iraq, secondo William Saletan di Slate. Calcolo compiuto analizzando le notizie del giorno. Ieri era del 66 per cento.Oggi >>
SUL WEB IL SADDAMOMETRO DI OGGI: 65 per cento
Probabilità che ci sia una guerra contro l'Iraq, secondo William Saletan di Slate. Calcolo compiuto analizzando le notizie del giorno. Ieri era del 66 per cento.
++ Slate misura con le notizie le probabilità di guerra
Iraq, in caso di attacco Usa l'Italia offre basi e spazio aereo
E a metà gennaio gli alpini cominceranno a partire per l'Afghanistan
ROMA - L'Italia concederà agli Usa l'uso delle sue basi militari e il sorvolo degli spazi aerei in caso di attacco all'Iraq. E' tranquillo il ministro della Difesa Antonio Martino mentre offre agli Stati Uniti, davanti alle commissioni Difesa di Senato e Camera riunite, la disponibilità dell'Italia a mettere a disposizione il suo territorio per una eventuale azione di guerra. Lo hanno chiesto gli Stati Uniti, spiega ai giornalisti, a noi come ad altri cinquanta Paesi. "E noi - ha aggiunto - abbiamo dato la nostra disponibilità". Non è chiaro però - perché non se ne è parlato - ha ammesso Martino, se questa disponibilità a concedere le basi militari, sia o meno legata a un'eventuale risoluzione dell'Onu.
Tanto è bastato per far sollevare l'opposizione. I Verdi hanno parlato di una "violazione della Costituzione". Franco Giordano, capogruppo alla Camera di Rifondazione comunista, ha definito "gravissima" la presa di posizione del ministro della Difesa e ha chiesto, a nome di tutta l'opposizione, che Martino chiarisca davanti alle Camere le sue affermazioni. Tanto che in serata il ministro fa retromarcia e chiarisce che quello ipotizzato è solo "uno scenario ipotetico".
Disegnato però proprio mentre gli Stati Uniti continuano a valutare negativamente il dossier sulle armi di distruzione di massa consegnato dall'Iraq agli ispettori dell'Onu nei giorni scorsi e sembrano prepararsi ad un attacco.
Attacco che il ministro della Difesa è comunque impegnato ad evitare. La posizione italiana, ha spiegato Martino, "è basata sull'auspicio che la politica e la diplomazia sappiano trovare il modo di scongiurare l'uso della forza" assieme però alla "convinzione che sia necessario esercitare la massima pressione internazionale, affinchè l'Iraq consenta il regolare svolgimento delle ispezioni, dando accesso a ogni sito senza ostacoli, senza ritardi, senza eccezioni".
Ciò che alimenta la speranza che la risoluzione dell'Onu non venga violata da Saddam è, per Martino, il fatto che "non si tratta solo di una dichiarazione di principio: dietro c'è una seria deterrenza, che non lascia scelta al regime iracheno. La speranza di una soluzione pacifica posa proprio sulla credibilità della pressione esercitata dalla determinazione della comunità internazionale e, non possiamo non riconoscerlo, innanzitutto degli Usa, con l'avvio della loro potente macchina da guerra".
D'altra parte, osserva il ministro della Difesa, "sappiamo che la diplomazia, non sostenuta dalla minaccia della forza, con i dittatori non ha mai funzionato e, probabilmente, mai funzionerà". Questo non significa, ha aggiunto, "che l'azione militare sia imminente o inevitabile. Non possiamo, però, escluderla e non ci nascondiamo che un conflitto potrebbe essere non facile e non senza rischio di vaste turbolenze".
Martino ha anche voluto chiarire che, almeno al momento, non è previsto l'invio di contingenti militari. Nell'audizione il ministro ha anche annunciato la partenza, a metà gennaio, dei primi alpini italiani che saranno impiegati in Afghanistan. I militari opereranno all'interno del programma Enduring Freedom contro il terrorismo internazionale. Il grosso del contingente si trasferirà invece a febbraio, mentre il vero lavoro iniziarà solo nel mese di marzo, quando il contingente passerà sotto il comando Usa.
"Dopo un periodo di circa due settimane, di integrazione e di familiarizzazione con le forze Usa, le nostre unità - ha proseguito il ministro della Difesa - passeranno sotto il controllo operativo americano. Pertanto il trasferimento di autorità avrà luogo prevedibilmente a metà del mese di marzo, per un impiego non superiore a sei mesi. Esso sarà rilasciato a seguito di attenta valutazione e chiara valutazione dei compiti, delle regole d' ingaggio e dei limiti di impiego".
La Repubblica.it